I Genesis hanno una storia sicuramente particolare che, a più riprese, ha portato i fan a dividersi perfettamente in linea con i due momenti che il gruppo ha vissuto. Fino al 1976 il gruppo britannico ha infatti portato nel panorama musicale dischi e lavori che assomigliavano a dei veri e propri spettacoli teatrali: brani di 10 minuti e testi elaborati e interpretati da Peter Gabriel che hanno scritto una pagina importantissima del Rock Progressive in particolare e della musica moderna più in generale. Un gruppo all’avanguardia, con musicisti capaci di proporsi in diverse vesti e sfaccettature accompagnate da un batterista decisamente poliedrico. Parliamo di Phil Collins, talmente poliedrico da ritrovarlo, nel giro di pochi anni, a produrre dischi sia per lui che per altri cantanti, a scrivere colonne sonore per alcuni film il tutto coadiuvato da una continua collaborazione con i Genesis.
Da quando Phil Collins si è infatti alzato dalla sedia da batterista e si è preso sulle spalle il gruppo la vena rock progressive è andata piano piano scemando verso un genere magari più leggero, ma capace di raggiungere quella fetta di pubblico che con Peter Gabriel non era conquistata. Un gruppo che poteva contare su una storia importante alle spalle, ma anche sulla vena artistica di Phil Collins, che di strada da fare ne aveva ancora molta e le sue idee non hanno mai deluso le aspettative, anzi. Successo commerciale a parte, Phil Collins è riuscito nell’impresa più ardua di tutte, al di là di tutto ciò che ha fatto da solo: dare continuità al successo dei Genesis, rendendosi elemento indispensabile e facendo fare al gruppo un salto importante. L’abbandono di Peter Gabriel non fu accusato in alcun modo, ma quando darà l’addio lui, al gruppo, questo si potrà dire definitivamente terminato nonostante vari tentativi di andare oltre.
Tra le canzoni che hanno fatto la storia dei Genesis con Phil Collins vi è sicuramente uno dei brani più sottovalutati della band, una vera e propria perla che si, ebbe successo, ma che tutt’ora rimane nascosta nella storia dei Genesis in uno dei dischi più venduti. In Too Deep, pubblicato come singolo in America il 18 gennaio 1987, era infatti contenuto nel disco del 1986 Invisible Touch e rappresentò uno degli ultimi singoli di questo lavoro. Una canzone lenta, delicata e straziante allo stesso tempo, che mette perfettamente in mostra la difficoltà a immedesimarsi in una coppia a causa dei sentimenti che si legano “troppo in profondità”. Il videoclip è l’ennesima dimostrazione che ormai Phil Collins è l’anima di questo gruppo. Non a caso nel video sono presenti vari elementi che mettono in evidenza tratti caratteristici di Phil Collins nei suoi lavori da solista.